11 gennaio 1947


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11 gennaio 1947

La scissione di Palazzo Barberini

La scissione di Palazzo Barberini Nelle elezioni politiche del 1946 il Partito Socialista si conferma il primo partito della sinistra, superando il Partito Comunista Italiano.
Dura poco l’unità del Partito Socialista. Il 21 novembre 1946 in una intervista al Giornale d’Italia Giuseppe Saragat (che l’Avanti! dileggia come se fosse un agente della borghesia) rompe gli indugi. Parla di due modelli inconciliabili: quello staliniano e quello socialdemocratico. Il 22 dicembre 1946 Saragat su l’Avanti! accusa Nenni di avviare il PSIUP lungo la china insaponata che lo fa scivolare verso l’assorbimento nel Partito Comunista. A Saragat risponde Lelio Basso invitando il Partito Socialista a non preoccuparsi degli autonomisti perché il congresso fissato per i primi di gennaio del 1947 avrebbe preso coscienza di sé come partito moderno. Più che la sconfitta del riformismo come prassi politica, il Congresso del PSIUP avrebbe segnato il distacco definitivo da tutte le concezioni e dai passati metodi organizzativi e propagandistici propri delle vecchie socialdemocrazie prefasciste. Il congresso unitario non si fa; gli autonomisti prendono il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI) ed i fusionisti chiamano il proprio, Partito Socialista Italiano (PSI).
La rottura avviene sulla scelta delle alleanze a livello internazionale e sui rapporti con il PCI, senza immediate conseguenze sul tessuto unitario della CGIL.

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