90 anni fa il Concordato fra la Santa Sede e lo Stato Italiano


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90 anni fa il Concordato fra la Santa Sede e lo Stato Italiano

Dal Concordato di Mussolini a quello di Craxi

Dal Concordato di Mussolini a quello di Craxi L’11 febbraio di 90 anni fa si stipulava il Concordato fra la Santa Sede ed il governo, ormai dittatoriale, dell’uomo… della Provvidenza, il cav. Benito Mussolini.
Pasquino già taceva da decenni, gli antifascisti da qualche anno, mentre Pio XI incassava la “pace fra Stato e Chiesa” con l’affermazione che faceva della religione cattolica la religione di Stato.
L’articolo 1 del Trattato fra la Santa Sede e l’Italia stipulato in In nome della Santissima Trinità stabiliva che:
“L’Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell’articolo 1 dello Statuto del Regno 4 marzo 1848, pel quale la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato”.
Un atto che pacificò le relazioni fra Vaticano e Stato italiano, ma non le anime dei cattolici avversi al fascismo. Per loro più che i patti Lateranensi contò la polizia. Eppure fu una svolta perché segnò il declino del pensiero liberale in materia (libera Chiesa in libero Stato), liberale ed… anticlericale, fornendo ai cattolici una autonomia che sarà poi importante quando l’Italia riacquisterà la libertà e la democrazia.
L’art. 7 della Costituzione rilevò…il Concordato sancendo l’indipendenza di Stato e Chiesa, di cui fece vanto il realismo politico di Togliatti, mentre forse andavano considerate con maggiore attenzione talune obiezioni dei socialisti e dei laici che vedevano nel rispetto dei valori cristiani non l’intangibilità di una Istituzione ma un fermento valoriale di cui si doveva comunque tener conto. All’atto pratico però l’anticomunismo non si spostò di una virgola, aiutato dal freddo calcolo togliattiano. Eppure quell’Italia con tanti problemi e ferite aperte riuscì almeno ad evitare scontri religiosi. Il vero cambiamento doveva attendere qualche decennio: avvenne con l’accordo fra il governo Craxi e Giovanni Paolo II. I Papi del 1929 e dell’art. 7 osservavano l’Italia dal Vaticano.
I Papi dal Concilio Vaticano II erano di altra pasta: giravano il mondo e sfornavano Encicliche sulla giustizia sociale che costringevano tutti a riflettere. Tanto è vero che il nuovo Patto sancì la libertà delle fedi religiose con un atto di fiducia verso un pluralismo sconosciuto in precedenza. Un Patto per giunta con i… socialisti, eredi dell’anticlericalismo più graffiante, allora decisi a compiere questo passo che provocò, va deto, a non pochi democristiani e comunisti qualche mal di pancia. Eppure la direzione giusta era quella, perché riconosceva la contaminazione fra culture e fede come un atto utile a progredire. Quando per la prima volta in Italia si celebrò quella cristiana come religione di Stato, Teodosio, si era nel 380 d.C., ordinò di spegnere il fuoco millenario delle Vestali nel Foro romano. 90 anni fa invece non si spense con il Concordato l’ansia di libertà dei cattolici. Ed oggi con Papa Francesco quel “date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio” accende nuove ragioni di incontro non per decidere se l’Imu sui beni della Chiesa sia da pagare o meno, ma per confrontarsi con la scomoda evangelizzazione di questo Pontificato che parla di sfruttamento, combatte il terrore, fa del valore della Misericordia un bene “universale”.
E i concordati diventano… più storia che vita.

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