Così furono ricordate le sanzioni con un tono trionfalistico del regime. 18 dicembre 1935. Giornata delle fede


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Così furono ricordate le sanzioni con un tono trionfalistico del regime. 18 dicembre 1935. Giornata delle fede

18 dicembre 1935. La giornata della fede.

“In risposta alle inique sanzioni che mirano a privare l’Italia delle materie prime indispensabili alla sua legittima espansione nell’Africa Orientale il popolo tutto, con plebiscitario slancio, offre metalli alla patria ingiustamente boicottata”
Il 18 dicembre 1935 viene ricordata come la “Giornata delle fede”.
Il fascismo, in risposta alle “inique sanzioni” imposte dalla Società delle Nazioni all’Italia in rapporto all’aggressione all’Etiopia, chiamò le coppie italiane, in particolare le donne, a donare le fedi nunziali.
Si attuava così lo sposalizio simbolico con la patria fascista.
La donna fascista, moglie e madre, divenne protagonista, e questo fu un avvenimento innovativo per l’epoca.
La propaganda battè molto sul “nuovo” ruolo femminile; la regina Elena di Savoia donò per prima le propri fedi ricevendo in cambio da monsignor Angelo Bartolamasi, ordinario militare, le fedi d’acciaio.
In una giornata gelida e piovosa il punto di raccolta fu, non a caso piazza Venezia, la regina andò sulla tomba del milite ignoto con le proprie fedi legate da un nastro azzurro, tutt’intorno le vedove e le madri dei caduti e le rappresentanti delle organizzazioni femminili.
Per Mussolini fu un plebiscito, un trionfo, una rivincita, un contributo per sostenere l’”assedio” dei Paesi ricchi.
In tutto il Paese si raccolsero 33.622 chili d’oro e 93.473 chili d’argento.


“In risposta alle inique sanzioni che mirano a privare l’Italia delle materie prime indispensabili alla sua legittima espansione nell’Africa Orientale il popolo tutto, con plebiscitario slancio, offre metalli alla patria ingiustamente boicottata” Il 18 dicembre 1935 viene ricordata come la “Giornata delle fede”. Il fascismo, in risposta alle “inique sanzioni” imposte dalla Società delle Nazioni all’Italia in rapporto all’aggressione all’Etiopia, chiamò le coppie italiane, in particolare le donne, a donare le fedi nunziali. Si attuava così lo sposalizio simbolico con la patria fascista. La donna fascista, moglie e madre, divenne protagonista, e questo fu un avvenimento innovativo per l’epoca. La propaganda battè molto sul “nuovo” ruolo femminile; la regina Elena di Savoia donò per prima le propri fedi ricevendo in cambio da monsignor Angelo Bartolamasi, ordinario militare, le fedi d’acciaio. In una giornata gelida e piovosa il punto di raccolta fu, non a caso piazza Venezia, la regina andò sulla tomba del milite ignoto con le proprie fedi legate da un nastro azzurro, tutt’intorno le vedove e le madri dei caduti e le rappresentanti delle organizzazioni femminili.  Per Mussolini fu un plebiscito, un trionfo, una rivincita, un contributo per sostenere l’”assedio” dei Paesi ricchi. In tutto il Paese si raccoglieranno 33.622 chili d’oro e 93.473 chili d’argento.

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