Il sorteggio per decidere una sede europea!!!


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Il sorteggio per decidere una sede europea!!!

L’Agenzia Europea del Farmaco ad Amsterdam: una occasione persa. Anzi due.

Agenzia Europea del Farmaco Dal 1970, anche se la data non è proprio precisa, nelle partite di calcio internazionale è stato abolito il lancio della monetina per stabilire la squadra vincente di una gara finita in parità anche dopo i tempi supplementari.
In quegli anni fu inserita la procedura dei rigori inventata, si dice, da un dirigente israeliano, Yosef Dagan, dopo la sconfitta della sua squadra nella semifinale olimpica del ’68. Quindi, dopo “soli” 16 anni (la prima volta in cui una monetina ha deciso il destino di due squadre in una grande manifestazione fu il 17 marzo 1954 per assegnare, fra Spagna e Turchia, l’ultimo posto a disposizione per il mondiale in Svizzera), la sorte ha smesso di decidere il risultato di una partita di calcio.
I motivi? Sicuramente l’eccessivo peso del caso, ma anche la possibilità di combine nel chiuso dello spogliatoio. “Essere eliminati così è atroce” aveva dichiarato, sull’orlo delle lacrime, un dirigente accompagnatore della Nazionale del Mali, in seguito all’eliminazione della sua squadra da parte “della monetina”.
Eppure nonostante tutte le incongruenze e le iniquità che l’accompagnano, la monetina travestita da busta, ha vissuto in questi giorni momenti di gloria, tornando ad essere protagonista non per decidere a casa di chi andare a vedere la partita o in quale località trascorrere il week end, bensì per scegliere in quale città europea dovranno andare a vivere e a lavorare i quasi 900 dipendenti, insieme alle loro famiglie, dell’agenzia Europea del Farmaco (EMA) che per motivi noti legati alla Brexit lascerà la sede di Londra nei prossimi mesi.
Due le città in lizza: Milano e Amsterdam. Città che, oltre ad essere interessate ad ospitare una importante istituzione europea, erano attratte dal suo budget annuale di quasi 350 milioni di euro, e dall’indotto che una organizzazione del genere attrae in qualità di imprese satellite, ricerche scientifiche, multinazionali del settore, eventi e, non ultima, la spesa delle famiglie dei dipendenti. Un giro d’affari di circa 2 miliardi di dollari.
E come si decide tutto ciò? Con una commissione? Con un gruppo di esperti europei di chiara e assoluta esperienza? No, la questione è politica e non possono essere singoli individui , per quanto esperti, a poter prendere decisioni che coinvolgono interi paesi. Deve essere l’Europa a decidere , l’Europa con la U davanti e la E maiuscola, con una votazione dei componenti di tutti gli stati membri dell’Unione. E allora via alla contrattazione, via alla combine da spogliatoio nella quale si vanno a sommare antipatie e simpatie fra i vari stati, vendette trasversali per “favori” non concessi o votazioni in aula in senso contrario alle proprie ( leggi problema immigrazione). Le diverse diplomazie, con l’aiuto dei gruppi parlamentari, sono riuscite a conquistare i voti di alcuni paesi ma non di altri, con votazioni che via via hanno visto la rinuncia delle alcune città contendenti fino ad arrivare alla votazione finale in cui le due rivali rimaste, Amsterdam e Milano, hanno ricevuto lo stesso numero di voti.
E allora che si fa?
Si sarebbe potuto proseguire con le votazioni, lasciando la diplomazie dei due Stati a lavorare nella raccolta di consensi. Si sarebbe potuto far decidere ad un organo europeo sulla base dei programmi presentati dalle due città. Si sarebbe potuto studiare un programma di partnership fra le due contendenti o, anche, si sarebbe potuto far decidere, con un piccolo referendum fra i dipendenti dell’Agenzia, in quale città avrebbero voluto lavorare. E invece no! Qualcuno ha messo la mano in tasca, ha tirato fuori una vecchia e impolverata monetina e l’ha tirata in aria.
Purtroppo non è andata neanche così, perché , pur assurdo, sarebbe stato meno umiliante per l’Europa. Per l’Europa che sta cercando, Brexit e Catalogna a parte, di darsi una identità, un progetto comune e una immagine unica difronte al resto del mondo. Purtroppo la scelta della monetina travestita da busta non è stata, chiaramente, l’iniziativa di un qualsiasi funzionario , ma è frutto di un regolamento approvato lo scorso giugno da tutti i capi di governo. Il “discutibile” sistema è stato deciso dai 27 Stati membri e dal segretariato del Consiglio, come ha precisato il portavoce il presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker. Il quale Juncker, insieme al Presidente del Consiglio, Donald Tusk, aveva proposto il nuovo metodo forse per “deresponsabilizzare” i capi di governo, che in passato decidevano le sedi delle agenzie dell’Unione Europea.
Il problema è che l’Europa non ha un governo che può decidere, non ha una politica fiscale comune, non ha un bilancio comune, non ha un esercito comune.
Nonostante la Brexit, l’Unione Europea non ha ancora capito quale strada deve intraprendere e con decisioni come quella di giugno scorso, in piena fase di contrattazione con la Gran Bretagna, non ha trovato di meglio che affidare le proprie scelte strategiche ad una monetina.
Certo siamo solo noi a lamentarci di questa situazione, noi che abbiamo subito in pochi giorni due esclusioni (leggi mondiali di Russia). In “Europa” con la Merckel alle prese con la costituzione di una maggioranza parlamentare, Rajoy alle prese con i separatisti catalani, Macron impegnato nel tentativo di infilare la mano nel panciotto e i paesi ai confini orientali dell’Unione occupati ad erigere muri anti immigrati, la sede dell’Ema deve essere risultata ben poca cosa, come dimostrano le relative manifestazioni di delusione di Berlino per aver perso allo stesso modo, la nuova sede dell’Agenzia Bancaria Europea a favore di Parigi.
Nel disinteresse generale, l’Europa , ammesso che esista davvero e non sia solo una fantasia di Spinelli, Rossi e Colorni, ha perso una grande occasione. Anzi due.

Gualtiero Esposito

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L’Agenzia ad Amsterdam

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