In ricordo di Ezio Tarantelli


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In ricordo di Ezio Tarantelli

Il 27 marzo del 1985 veniva assassinato dalle Brigate Rosse

Il 27 marzo del 1985 veniva assassinato a Roma dalla Brigate Rosse Fra le sue terribili nefandezze il terrorismo ne annovera una che colpì certamente l’impegno di Elio Tarantelli ma non solo: tentare invano di uccidere l’intelligenza e la proposta di economisti che difendevano con ottime ragioni obiettivi di rinnovamento dell’economia e di sviluppo del Paese. Non ci riuscì ed il messaggio positivo e coraggioso di questi studiosi che non hanno esitato a scendere in campo come fece Tarantelli con “la forza delle idee” resta oggi più che mai vivo.
Ezio Tarantelli oggi può essere più che mai di esempio: intanto perché cercava di dialogare e convincere, diffidando della propaganda e delle certezze ideologiche. Ma vi è un secondo aspetto che forse non è stato colto come si doveva: aveva già allora compreso che non si poteva rinnovare e cambiare la situazione economica e sociale se non la si riferiva ad uno scenario più ampio e complessivo quale era già allora quello mondiale. Nei suoi scritti, non a caso, Tarantelli paventa nuovi protezionismi e mette in guardia da un’idea di Europa priva di anima “sociale”: “la formazione di una moneta europea passa, dunque per una politica europea dei redditi che ponga la politica del lavoro come pietra miliare della coniazione del futuro scudo (leggi oggi…moneta) europeo”.
Una visione di futuro che certamente urta con quello che poi è avvenuto con la sudditanza ai voleri dei potentati finanziari e liberisti e che postulava fra l’altro un movimento sindacale protagonista ed in grado i far sentire voce e proposte anche fuori dei luoghi di lavoro.
La perdita di una personalità come quella di Tarantelli va quindi oltre la vicenda che infiammò gli anni ’80 sulla scala mobile. Per lui quella battaglia antinflazionistica e contro l’immiserimento della contrattazione era dunque un passaggio attraverso il quale tornare a leggere i forti cambiamenti dell’economia mondiale che stavano prefigurando la prima stagione della globalizzazione. Se avessimo tenuto a mente questa correlazione che Ezio Tarantelli aveva avvertito come indispensabile per dare progettualità e concretezza all’azione sindacale, tutto il movimento sindacale avrebbe forse evitato di essere preso in contropiede dagli avvenimenti che stavano rivoluzionando gli assetti produttivi ed economici.
Ed è anche in base a queste considerazioni che sarebbe auspicabile che figure come Ezio Tarantelli venissero ricordate proprio per quel valore del proprio impegno culturale e civile che si volle soffocare nel sangue. E sarebbe giusto allora pensare ad ipotesi che mantengano attuale quel messaggio soprattutto rendendolo comprensibile per le giovani generazioni che hanno bisogno di veder rivalutata la qualità dell’impegno culturale e sociale rispetto ad archetipi assistenzialisti o, peggio, ostili a favorire liberi convincimenti e capacità di critica.
Il Paese ha bisogno di fiducia, di competenza, di progetti. Ezio Tarantelli incarnava con grande efficacia lo sforzo di tenere insieme questi “strumenti” che potevano aprire le porte ad opportunità capaci di evitare rischi di declino e di isolamento per l’intero Paese.
Sarebbe un’ottima cosa non perdere questa sua fondamentale lezione di vita e di impegno.

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