L’8 marzo nelle tessere socialiste


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L’8 marzo nelle tessere socialiste

La donna come punto di riferimento per le tessere del Partito Socialista Italiano di inizio novecento

Tessera socialista 1917 Le prime tessere del Partito Socialista vedono la presenza della figura femminile come protagonista indiscussa. La prima tessera è del 1905 e raffigura una donna a mezzo busto con indosso il cappello frigio, la cui storia è davvero antica, essendo usato già dai Persiani. Diventerà poi, nel corso dei secoli, simbolo della libertà umana (esempio eclatante la Marianna nella "Libertà che guida il popolo" di Delacroix). La tessera del 1907 vede un’evoluzione iconografica. La donna è questa volta rappresentata a figura intera, ha in una mano una grande bandiera e nell’altra una corona d’alloro. Lo stile è chiaramente preraffaelita, una corrente artistica, legata al simbolismo, nata nella metà dell’Ottocento in Inghilterra, che si scagliava violentemente contro l’arte di Raffaello, colpevole, secondo loro, di aver idealizzato la natura e aver dato origine all’accademismo. I preraffaeliti si rifacevano all’arte del passato, evocandola anche con nostalgia. Anche le tessere socialiste successive vedono l’utilizzo di questo stile. Nella tessera del 1915 una donna, anche questa a figura intera, tiene in mano una statuina (simbolo del lavoro umano) ed è abbigliata con una veste antica, riccamente panneggiata, che ricorda le statue greche (i panneggi della "Venere di Milo" ad esempio e della "Nike di Samotracia"). Lo stile è molto vicino a quello di Walter Crane, pittore, incisore e vignettista di molti libri per bambini, legato anche lui al simbolismo e al liberty. Monumentale e a tratti drammatica è la tessera del 1917. La donna è anche questa volta raffigurata a figura intera, è di spalle con il corpo leggermente girato verso gli spettatori, ma non li guarda, ha in mano una fiaccola, simbolo di speranza. Ai suoi piedi un uomo nudo l’abbraccia. Il rimando è a Michelangelo, alle sue figure muscolose e vigorose. Sembra di rivedere i "Prigioni". La donna quindi è stata sempre vista come protettrice, come figura positiva, simbolo di speranza in un mondo pieno di tensioni e guerre. Dopo gli anni Venti del Novecento la figura femminile tenderà gradatamente a scomparire sulle tessere socialiste e al loro posto saranno introdotti simboli e immagini di operai.

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