La Fondazione Bruno Buozzi per la Giornata della Memoria


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L’Olocausto visto da Marc Chagall

Marc Chagall Come si può ricordare una delle pagine più terribile della storia dell’umanità’
Immagini, scritti, parole ci passano nelle mente incidendoci nel cuore "Mai più".
Questa volta vogliamo inciderci "Mai più" attraverso la poesia di uno degli artisti novecenteschi che maggiormente ha rappresentato l’orrore della persecuzione nazista verso gli ebrei, Marc Chagall. Lui stesso ebreo, nato nel 1887 a Vicebsk nell’Impero Russo (oggi Bielorussia), passò la sua vita in un costante stato di emarginazione religiosa, costretto a fuggire numerose volte.
Inizialmente si trasferì in Europa, ma quando vide che la situazione politica peggiorava sempre di più, decise di salpare alla volta dell’America. E non fu l’unico. Tanti artisti tedeschi, russi, francesi, ebrei di nascita, decisero di scappare a New York per poter continuare la loro attività artistica, senza essere discriminati e perseguitati (basti pensare all’armeno Gorky e al critico Panofsky, solo per fare due degli esempi più famosi).
Ma in che modo Chagall rappresentò l’orrore delle persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei? Le serie più famose e più sentite sono quelle dei crocifissi. Gesù viene visto da Chagall come il martire ebreo che muore perseguitato, quindi diventa il simbolo di questo triste periodo storico. Cristo diventa l’essenza, la personificazione di tutti gli ebrei perseguitati e uccisi. Ricordiamo il "Crocifisso bianco" e il "Crocifisso giallo", dove Gesù è dipinto secondo l’iconografia bizantina del "Cristo patiens", ossia il Cristo stanco e sofferente, con il capo riverso sulla croce, ormai sconfitto dall’imminente morte. Ai piedi della croce Chagall dipinge persone disperate, che urlano e fuggono per trovare riparo. Nella "Crocifissione gialla" accanto al Cristo, è presente anche la Torah aperta, simbolo del popolo ebraico, al di sotto un angelo suona le trombe. Sullo sfondo c’è solo devastazione e fuoco.
Appunto, "Mai più"!

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