La Fondazione Buozzi porta il Primo Maggio a New York


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La Fondazione Buozzi porta il Primo Maggio a New York

Condividere con i nostri connazionali in America, ma non solo con loro, l’obiettivo dell’iniziativa organizzata a New York con la partecipazione, tra gli altri, anche del Presidente del Cnel, Treu.

Primo Maggio a New York “Primo maggio a New York. Gli italiani festeggiano il lavoro”. Questo è il tema del convegno organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi a New York e svoltosi all’insegna di un ricordo delle origini di questo giorno di capitale importanza per le forze del lavoro che trovano le loro radici in terra americana. Un ricordo che resta vivo per una grande storia di lotte e conquiste che hanno trascinato il Primo maggio ad essere festa vitale anche nel terzo millennio. E che oggi se non dimentica il ruolo ed i sacrifici dei grandi leader del movimento operaio come è stato Bruno Buozzi, permette di riflettere e cogliere utili lezioni per il futuro attraverso la collaborazione di Fondazioni come la Buozzi, il vasto mondo dell’immigrazione italiana e le presenze della cultura riformista e progressista che si muove con grande efficacia negli Usa.
Il saluto del Console Generale Francesco Genuardi ha aperto la giornata di studio e di riflessioni che si è svolta presso l’Istituto di Cultura Italiana in Park Avenue.
Gli interventi di Tiziano Treu, presidente del Cnel, di Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di Ugo Intini, dei professori Antony Tamburri, Luigi Troiani e Marcella Bencivinni hanno portato un contributo di riflessione.
È intervenuto Marco Zeppieri, consigliere della Fondazione Bruno Buozzi, sul tema storia e iconografia del Primo Maggio.
Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione, dopo aver ripercorso il valore fondante del Primo Maggio nella storia ha sottolineato che: “Mai come in questo anno il Primo maggio prima ancora che una festa è una sfida: mantenere un valore sociale al lavoro nel corso dei cambiamenti epocali che ci investono guidati dalla rivoluzione tecnologica. Ma il Primo Maggio conserva anche più di un valor delle origini che è ancora attuale: è la festa internazionale per eccellenza in un mondo del lavoro senza confini ma con tante diseguaglianze, con tanti diritti offesi, con tante scelte difficili da compiere”.
Sarebbe davvero un peccato che la memoria di quanto è stato fatto nel passato non sia più di spinta a costruire il futuro. Ciò vale per l’Italia ma anche per gli Stati Uniti, terra calcata per decenni da generazioni di giovani e famiglie di emigrati italiani e di altre etnie che hanno saputo integrarsi, che hanno dato il loro contributo alla crescita economica, che hanno saputo conservare le loro tradizioni ma al tempo stesso si sono sentiti e si sono comportati da cittadini del Paese che ha offerto loro una grande opportunità. I loro sacrifici e le loro lotte non sono per nulla diverse da quelle di coloro che sono rimasti nei Paesi di provenienza. Hanno la stessa cifra morale e civile: rendere più umana la società del lavoro. E l’influenza che idee, scelte, ricerche prodotte sulle due sponde dell’Atlantico sul tema del lavoro e dei diritti dei lavoratori costituisce un patrimonio comune che deve essere motivo di orgoglio per quanti si sentono dalla parte dei lavoratori. Se c’è uno slogan per questo Primo Maggio utile ad indicare la necessità per i lavoratori e le loro rappresentanze di continuare ad impegnarsi come in passato forse è questo, semplice, diretto: “ora tocca ancora a noi”.

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Primo Maggio a New York

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