La Repubblica Romana


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Una parentesi di cui i romani, e non solo, dovrebbero essere fieri

Una parentesi di cui i romani, e non solo, dovrebbero essere fieri All’alba del 10 febbraio 1849 appare sui muri di Roma il Decreto fondamentale della Repubblica Romana in quattro articoli:
1. Il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano.
2. Il Pontefice Romano avrà tutte le guarentigie necessarie per l’ indipendenza nell’ esercizio della sua potestà spirituale.
3. La forma del governo dello Stato Romano sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
4. La Repubblica Romana avrà col resto d’ Italia le relazioni che esige la nazionalità comune.
Il decreto porta la data del 9 febbraio e la firma di Giuseppe Galletti, il presidente dell’ assemblea insediata al palazzo del Campidoglio, costituitasi con le elezioni del 21 e 22 gennaio: tra gli eletti eccellenti, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.
La Costituzione che venne redatta fu in assoluto la più moderna dei suoi tempi. Tra i cambiamenti più importanti ci fu la proclamazione della libertà di culto e di opinione, l’abolizione della pena di morte, il suffragio universale maschile e l’abolizione della leva obbligatoria. Un vero esempio di modernità e laicità.
La Repubblica Romana fu una splendida fucina di idee innovative all’interno di un territorio piccolo, che durò dall’inverno all’estate, e che gli stessi stati italiani guardarono con sospetto. Tutto ciò, ironia della sorte, si realizzò in uno degli angoli più remoti dell’Europa del XIX secolo. Come se il popolo di colpo si fosse risvegliato dal torpore e dall’isolazionismo e avesse cercato di recuperare il tempo perduto.
Dall’immobilismo totale all’avanguardia repubblicana nell’arco di soli cinque mesi. Un balzo in avanti così improvviso non poteva durare molto, specialmente nella realtà italiana dell’epoca. Una parentesi di cui i romani, e non solo, dovrebbero essere fieri, e che troppo spesso viene messa in secondo piano.

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