Oggi 21 marzo Emanuele Macaluso compie 95 anni


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Oggi 21 marzo Emanuele Macaluso compie 95 anni

Auguri dalla Fondazione Bruno Buozzi

Auguri dalla Fondazione Bruno Buozzi Nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924. Padre ferroviere e madre casalinga si iscrive giovanissimo al Partito Comunista.
Così ricorda quel periodo in una intervista di alcuni anni fa "A sedici anni mi ammalai di tubercolosi, mi diedero pochi mesi di vita, finii in sanatorio, a Caltanissetta era su in collina, un monte chiamato Babbaurra, là rimasi rinchiuso per molti mesi, non mi veniva a trovare nessuno, solo mio padre veniva, ma una mattina, sfidando il bacillo di Koch, mi trovai davanti Gino Giannone, il figlio del libraio della città. Era più grande di me, tante volte avevamo condiviso le nostre idee. Disse: ’Conosco i tuoi sentimenti. Se vuoi ti posso collegare al Partito comunista’. Tutto intorno a me sapeva di morte, ogni giorno usciva una bara, io invece mi salvai. Avevo 17 anni, era il 1941, e fu così che per me inizia un’altra storia: un destino diverso da come fin là me l’ero aspettato".
Nel 1947 diventa segretario regionale della Cgil nel periodo difficilissimo delle lotte contadine contro il latifondo; è testimone della strage di Portella della Ginestra.
Nel 1956 Palmiro Togliatti lo chiama nel comitato centrale del Partito Comunista.
Eletto deputato nel 1963 sarà parlamentare per sette legislature. Ha militato sempre nello schieramento dei cosiddetti “Miglioristi” con Chiaromonte, Amendola e Napolitano.
Fu direttore de ‘l’Unità’ de ‘Il Riformista’ e della rivista ‘Le nuove ragioni del socialismo’.
Tante battaglie, tante lotte al fianco delle donne e degli uomini hanno forgiato un uomo forte, arguto, sempre pronto alla battuta, sempre pronto al dialogo, con quel suo inconfondibile accento siciliano.
Vogliamo però ricordare un avvenimento apparentemente più leggero: l’unico motivo per cui andò in carcere.
Non fu il fascismo, non furono le lotte contadine con l’occupazione delle terre (era lo sciopero alla rovescia, ci si batteva per coltivare le terre), fu per amore.
L’amore per Lina, una donna sposata, una relazione clandestina che nel 1944 costò ad entrambi il carcere per adulterio.
Ricordiamo questo avvenimento con le sue parole "Io avevo 19 anni, lei 23, ci conoscemmo a una festa da ballo pomeridiano a Caltanissetta. Si era maritata a 14 anni con un uomo di 35 anni che lavorava in Comune, e avevano due figli. Ci innamorammo perdutamente. Andammo avanti in segreto per un anno, poi, a Sicilia liberata, le dissi che dovevamo uscire dalla clandestinità: dalla doppia clandestinità che avevo fin lì vissuto, con lei e con il Partito comunista. Andammo ad abitare in un basso, nell’ostilità di tutti: dei miei, di sua madre, del partito. Una notte bussarono alla porta, era il maresciallo Vacirca, lo conoscevo perché il figlio era stato a scuola con me: ’Vi debbo arrestare’. Trascorremmo alcune settimane nel carcere Malaspina, il processo si fece rapidamente, fummo condannati a sei mesi di reclusione".
Ci vollero tanti anni di battaglie civili perché finalmente nel 1970 il divorzio fosse possibile anche in Italia.

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