Peppone, Don Camillo... e Guareschi


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Peppone, Don Camillo... e Guareschi

Ricordate, nel segreto della cabina elettorale Dio vi vede... [Radiofonista] e Stalin no! [Don Camillo]
Queste è una delle tante, tantissime battute, che caratterizzarono la serie di Peppone e Don Camillo.
Ricorre in questi giorni l’anniversario della scomparsa di Giovanni Guareschi, era il 22 luglio 1968. Il “papà” di Don Camillo e Peppone se n’è andato troppo presto, aveva sessant’anni, ma ha lasciato un’eredità che sarà difficile da dimenticare. I suoi libri sono stati tradotti in moltissime lingue e continuano ancora oggi ad essere venduti. La trasposizione cinematografica della saga è una delle più amate ed ancor oggi a oltre sessant’anni di distanza i passaggi televisivi sono tra i più visti.
Le vicende del parroco di un paesino e del sindaco comunista hanno divertito e continuano a divertire il grande pubblico. Il mondo di Guareschi non era fatto solo di storie di paesani, il suo era il ritratto della realtà italiana del dopoguerra, un mondo diviso in due blocchi politici e ideologici. Il tutto però era condito da un’ilarità sagace e semplice che ha conquistato tutti, sia grandi che piccoli.
Nell’Italia uscita distrutta dalla guerra un unico valore era fondante per tutti “Rimboccarsi le maniche”.
Nella versione cinematografica la scelta di Gino Cervi e Fernandel si rivelò azzeccatissima, ma d’altronde il tratto letterario di Guareschi era, ed è, talmente efficace che la simbiosi tra la scrittura e il cinema fosse un’unica cosa.
Un’Italia che non c’è più, un mondo che non c’è più; un modo di vivere dove, a differenza dei tempi che stiamo attraversando, il bene comune era una ragione dell’essere.


Ricordate, nel segreto della cabina elettorale Dio vi vede... [Radiofonista] e Stalin no! [Don Camillo] Queste è una delle tante, tantissime battute, che caratterizzarono la serie di Peppone e Don Camillo.  Ricorre in questi giorni l’anniversario della scomparsa di Giovanni Guareschi, era il 22 luglio 1968. Il “papà” di Don Camillo e Peppone se n’è andato troppo presto, aveva sessant’anni, ma ha lasciato un’eredità che sarà difficile da dimenticare. I suoi libri sono stati tradotti in moltissime lingue e continuano ancora oggi ad essere venduti. La trasposizione cinematografica della saga è una delle più amate ed ancor oggi a oltre sessant’anni di distanza i passaggi televisivi sono tra i più visti.  Le vicende del parroco di un paesino e del sindaco comunista hanno divertito e continuano a divertire il grande pubblico. Il mondo di Guareschi non era fatto solo di storie di paesani, il suo era il ritratto della realtà italiana del dopoguerra, un mondo diviso in due blocchi politici e ideologici. Il tutto però era condito da un’ilarità sagace e semplice che ha conquistato tutti, sia grandi che piccoli. Nell’Italia uscita distrutta dalla guerra un unico valore era fondante per tutti “Rimboccarsi le maniche”. Nella versione cinematografica la scelta di Gino Cervi e Fernandel si rivelò azzeccatissima, ma d’altronde il tratto letterario di Guareschi era, ed è, talmente efficace che la simbiosi tra la scrittura e il cinema fosse un’unica cosa. Un’Italia che non c’è più, un mondo che non c’è più; un modo di vivere dove, a differenza dei tempi che stiamo attraversando,  il bene comune era una ragione dell’essere.

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