Riflessioni sulla pace: il premio Nobel del 1993


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Riflessioni sulla pace: il premio Nobel del 1993

L’apartheid è sconfitto: Nelson Mandela e Fredrik De Klerk ricevono il premio Nobel per la pace

De Klerk e Mandela Le motivazioni del Premio a Mandela e De Klerl:
“per il loro lavoro per la risoluzione pacifica del regime di apartheid, e per aver gettato le basi per un nuovo Sudafrica democratico”

Il discorso di Mandela

Vostra Maestà il Re, Vostra Altezza Reale, stimati membri del Comitato Norvegese per il Nobel,
onorevole Primo Ministro, madame Gro Harlem Brundtland, ministri, membri del Parlamento e ambasciatori, signori premiati, mister Frederik William de Klerk, distinti invitati, amici, signore e signori,

estendo il mio sentito ringraziamento al Comitato per il Nobel per averci insignito del premio Nobel per la pace.
Vorrei cogliere l’opportunità per congratularmi con il mio connazionale e vincitore, il presidente Frederik William de Klerk per aver ricevuto questo grande onore.
Non voglio essere presuntuoso se aggiungo anche, tra i nostri predecessori, il nome di un altro eccezionale vincitore, il defunto reverendo Martin Luther King Jr.
Anche lui lottò e morì per dare un contributo alla soluzione delle stesse grandi questioni che noi abbiamo dovuto affrontare come cittadini del Sud Africa.
Siamo qui oggi come semplici rappresentanti di milioni di persone in tutto il mondo, il movimento anti-apartheid, i governi e le organizzazioni che hanno lottato con noi, non per combattere contro il Sud Africa come paese o contro uno dei suoi popoli, ma per opporsi al sistema inumano (dell’apartheid) e impegnarsi per una veloce fine dei crimini contro l’umanità causati dall’apartheid.
Grazie al loro coraggio e alla loro perseveranza negli anni, noi oggi possiamo anche fissare le date dei giorni in cui l’umanità si riunirà per festeggiare una delle eccezionali vittorie umane del nostro secolo.
Quando questo momento verrà, noi gioiremo insieme per una vittoria comune contro il razzismo, l’apartheid e il governo della minoranza bianca.
Inoltre questo segnerà un grande passo avanti nella storia e sarà un giuramento popolare e mondiale per combattere il razzismo, ovunque questo si manifesti e qualunque forma esso assuma.
La ricompensa non sarà misurata in denaro. Sarà, e dovrà essere, misurata dalla felicità e dal benessere dei bambini, i più vulnerabili cittadini di ogni società e il più grande dei nostri tesori.
La ricompensa di cui abbiamo parlato sarà inoltre misurata dalla felicità e dal benessere delle madri e dei padri di questi bambini, che possono calpestare la terra senza paura di essere derubati o uccisi per motivi politici o economici, o ricevere uno sputo perché sono mendicanti.
Il valore di questo regalo per tutti quelli che hanno sofferto sarà, e dovrà essere, misurato dalla felicità e dal benessere di tutte quelle persone del nostro paese che avranno buttato giù il muro inumano che le divide.
Questa grande massa avrà voltato le spalle al pesante insulto alla dignità umana che dà a qualcuno il ruolo di padroni e ad altri di servo, e trasforma ciascuno in un predatore la cui sopravvivenza dipende dalla distruzione dell’altro.
Il valore della nostra ricompensa condivisa è, e sarà, misurata dalla gioiosa pace che trionferà, perché il diffuso sentimento di umanità che lega insieme neri e bianchi in una sola razza umana ci avrà confermato che potremo vivere come i “bambini del paradiso”.
Così vivremo, perché avremo creato una società che riconosce che tutti sono nati ugali, che hanno diritto in egual misura alla vita, alla libertà, alla prosperità, ai diritti umani e ad un governo giusto.
Tale società non dovrà permettere più che possano esistere prigionieri di coscienza, né che possa essere violato alcun diritto umano di una persona.
Per questo motivo, noi chiediamo a coloro che governano la Birmania che rilascino la nostra Premio Nobel, Aung San Suu Kyi, e invitino lei e coloro che lei rappresenta a prendere parte ad un dialogo serio, per il bene di tutto il popolo birmano.
Lontano dalla rissa dei politici del nostro paese, vorrei sfruttare l’opportunità per unirmi al Comitato Norvegese per il Nobel e fare i complimenti al mio collega, Frederik William de Klerk.
Egli ha avuto il coraggio di ammettere che un terribile sbaglio era stato fatto per il nostro paese, e per il popolo, con l’imposizione del sistema dell’apartheid.
Ma c’è ancora qualcuno nel nostro paese che erroneamente crede di dare un contributo alla causa della giustizia e della pace rimanendo fedeli a quelle caratteristiche distintive dei gruppi, a quelle divisioni che hanno dimostrato di non portare a niente se non a un disastro.
Rimane la nostra speranza che anche questi siano benedetti da una sufficiente intelligenza per capire che la storia non sarà mai cancellata e che la nuova società non può essere creata riproducendo il ripugnante passato.
Questo deve essere un mondo di democrazia e rispetto per i diritti umani, un mondo libero dagli orrori della povertà, della fame, della privazione e dell’ignoranza, sollevato dalla minaccia e dal flagello delle guerre civili e delle aggressioni esterne e liberato dalla grande tragedia di milioni di persone obbligate a diventare rifugiati.
Noi non crediamo che questo Nobel sia inteso come un riconoscimento per un qualcosa che è già accaduto e passato.
Sentiamo le voci che dicono che c’è un appello da parte dei tanti, sparsi nell’universo, che vogliono la fine del sistema dell’apartheid.
Noi comprendiamo la loro richiesta, noi dedichiamo ciò che resta delle nostre vite per usare l’esperienza unica e dolorosa del nostro paese come prova che la normale condizione per un uomo è la democrazia, la giustizia, la pace, l’assenza di razzismo, l’assenza di sessismo, la prosperità per tutti, un ambiente salutare e l’uguaglianza e la solidarietà tra le persone.
Mossi dall’appello e ispirati dalla “gloria” di cui ci avete insigniti, noi ci impegniamo a far ciò che possiamo per contribuire al rinnovamento del nostro mondo così che nessuno possa, in futuro, esser considerato come un “miserabile della terra”.
Non lasciate mai che sia detto dalle future generazioni che l’indifferenza, il cinismo o l’egoismo non ci hanno fatto raggiungere quegli ideali dell’umanesimo che il premio Nobel porta con sé.
Fate sì che gli impegni di tutti noi dimostrino che non eravamo dei semplici sognatori quando parlavamo della bellezza della genuina fratellanza e quando dicevamo che la pace era più preziosa dei diamanti, dell’oro o dell’argento.
Fate risorgere il nostro secolo

Grazie

Nelson Mandela


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