Rosario Surace intervista Giorgio Benvenuto


L'italia di ieri, di oggi e di domani.

FONDAZIONE BRUNO BUOZZI

Rosario Surace intervista Giorgio Benvenuto

Parlare con Giorgio Benvenuto significa confrontarsi con un pezzo di storia politica e sindacale del secondo novecento. E’ un vero piacere incontrare un uomo di grande intelligenza, lucidità e umiltà che resta uno dei più grandi sindacalisti italiani, molto popolare e amato dalla base operaia, straordinario protagonista del movimento dei lavoratori, ha fatto parte della famosa triplice con Pierre Carniti(Cisl) e Luciano Lama(Cgil). Benvenuto è un volto celebre di un’Italia che non c’è più, è stato Segretario Generale della Uil dal 1976 al 1993 ,militando dal 1956 al 1966 nel Psdi e dopo sino al 1993 nel Psi dove ha ricoperto anche la carica per un breve periodo di Segretario Nazionale del Psi. Laureato in Giurisprudenza e anche giornalista pubblicista dal 1965. Giorgio ha 83 anni portati molto bene e ancora oggi svolge un’intensa attività animando diverse iniziative sul socialismo italiano in qualità di Presidente della Fondazione Bruno Buozzi ed attualmente anche vice Presidente della Fondazione Brodolini. Ha ricoperto recentemente dal 2015 a fine 2018 la Presidenza della Fondazione Nenni.Nel suo passato di sindacalista è stato vicepresidente della Federazione Europea dei Metalmeccanici (1971-1976) e Vice Presidente della Confederazione Europea dei Sindacati (1978-1981; 1987-1990). È stato anche consigliere del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro (CNEL) dal 1981 al 1991.Nel 1992 è stato nominato Segretario Generale del Ministero dell’economia e delle finanze. Ha acquisito numerose onorificenze all’estero tra le quali si ricordano quella che nel maggio 1985 ottenne di Gran Oficial de la Orden de Mayo dal Presidente Argentino Raul Alfonsin e poi quella ottenuta il 4 maggio 1990 del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica. E’ consigliere della Fondazione San Patrignano, membro del Consiglio Direttivo dell’ Eurispes. Dopo che lascia il Psi nel 1993 fonda con Giorgio Bogi, Ferdinando Adornato e Willer Bordon Alleanza Democratica che si presenta alle elezioni politiche del 1996 aderendo al progetto dell’Unione Democratica di Antonio Maccanico. Questa formazione politica al maggioritario si presenta nell’Ulivo,mentre al proporzionale presenta liste unitarie con il Partito Popolare Italiano di Gerardo Bianco. Benvenuto risulta eletto alla Camera dei Deputati a Torino nel collegio a forte presenza operaia di Mirafiori ed entra nel gruppo "Popolari e Democratici - L’Ulivo".
Benvenuto è un laico convinto e le sue idee mal si conciliano con posizioni cattoliche ortodosse e,quindi, nel 1998 lascia tale gruppo parlamentare per aderire al gruppo dei Democratici di Sinistra nato dalle ceneri del Pci-Pds e nel 2007 partecipa all’atto costitutivo del PD a Firenze in occasione degli Stati Generali della Sinistra.
E’ stato parlamentare per diverse legislature acquisendo prestigio e stima nell’intero arco politico. Nella XIII legislatura (1996-2001) alla Camera dei Deputati è stato Presidente della VI Commissione Finanze e componente della Commissione bicamerale dei 30 in materia di attuazione della riforma fiscale.
Nella XIV legislatura (2001-2006), sempre alla Camera dei Deputati, è stato Capogruppo dei Democratici di Sinistra-L’Ulivo nella VI Commissione Finanze e membro della Giunta delle elezioni e della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’affare Telekom Serbia. È stato candidato come capolista al Senato sia in Lombardia e Piemonte anche se ha optato per quest’ultima circoscrizione. Nel corso di questa XV legislatura è stato Presidente della VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Partecipa come esperto sulle questioni del lavoro e del fisco alle Commissioni di lavoro del PD. Ha insegnato materie fiscali presso la Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dal 1995 al 2018.
Oggi abbiamo realizzato questa intervista in un momento storico nodale della nostra vita pubblica non tralasciando alcuni dettagli della sua vita e nonostante il suo carattere schivo e discreto non si è sottratto alle nostre domande.
D1) Che ricordi serbi del periodo tumultuoso che hai vissuto da bambino proprio negli anni della guerra quando la tua famiglia da Gaeta ha vagato in varie parti d’Italia?
R1) Sono nato nel 1937 e ho un ricordo del periodo sino al 1945 abbastanza forte. Mio padre era ufficiale di marina e si era sposato nel 1936. Nacqui l’anno dopo a Gaeta e sino al 1943 ho vissuto a Pola. Poi a Chieti-Pescara e successivamente sono andato a Messina. La vita della mia famiglia che ha avuto tra i suoi membri anche esponenti del Psi; uno zio di mio padre è stato consigliere comunale del Psi a Napoli prima del fascismo. Alla caduta del fascismo ha partecipato alla ricostituzione del Psi e della Cgil nella città partenopea. Ha partecipato anche alla battaglia e alla lotta di liberazione di Napoli dai tedeschi. A Pola dal 1937 al 1942 siamo stati bene. La guerra nel 1940 non ebbe ancora quel carattere drammatico che avvenne dopo in Africa e in Russia. Ricordo soprattutto l’agosto 1943 quando andammo a Chieti dai genitori di mia madre. E’ stata una fortuna non trovarsi a Pola dopo l’8 settembre . Chissà cosa sarebbe avvenuto se fossimo rimasti li. Siamo divenuti dei profughi; perdemmo la casa; insomma perdemmo tutto ma abbiamo salvato la vita. Dopo l’8 settembre mio padre si dette alla macchia con altri ufficiali e poi riuscì ad attraversare il fronte ad Ortona. Sapevamo che mio padre era vivo ma non avevamo la possibilità di avere contatti con lui. Il 1943 e il 1944 sono stati drammatici. I nazisti e i fascisti condussero una guerra terribile e violenta che provocava morte e distruzione. Nel giugno 1944 Chieti venne liberata: ricordo l’entrata dei bersaglieri ed il ritorno della libertà. Tra il 1944 e ‘45 tentammo di raggiungere mio padre che nel frattempo da Brindisi aveva raggiunto Messina. Mio padre conosceva benissimo l’inglese e aveva delle responsabilità importanti per far funzionare il porto. Il viaggio fu molto tormentato. Ci fermammo per un certo periodo di tempo a Serracapriola (Foggia), feci l’esame di ammissione alla quarta elementare. Ebbi anche modo di assistere ad un comizio di Giuseppe Di Vittorio a Chieti. Successivamente mio padre venne trasferito da Messina a Roma,mentre ho studiato a Chieti per poi definitivamente ricongiungerci con lui a Roma. Gli italiani seppero realizzare un fatto straordinario: hanno saputo resistere e sconfiggere il fascismo il nazismo e hanno avuto la capacità di risollevarsi, e, soprattutto, hanno saputo impegnarsi realizzando il miracolo economico degli anni ’50 e ’60.
D2) Quanto hanno inciso nella tua formazione politica l’antifascismo e la nascita della democrazia repubblicana?
R2) La mia famiglia nella quale c’era un impegno politico sia dalla parte paterna che materna. C’era anche un fratello di mio padre – zio Silvio - che era considerato una “pecora rossa” perché era socialista; ha fatto la resistenza e anche il partigiano a Roma. La famiglia di mio padre era vicina al mondo progressista e socialista.
Quella di mia madre era più legata al modo liberale. Avevano idee avanzate e mio nonno aveva fondato la Libreria Nazionale Camillo De Meis a Chieti. Non erano né comunisti e né democristiani. Erano persone che guardavano con interesse ad una paese democratico, liberale e che cancellasse l’esperienza del fascismo.
D3) Com’è maturata la scelta di entrare giovanissimo nella Unione Italiana del Lavoro e d’impegnarti nel sindacato?
R3)Ho preso la licenza liceale a 17 anni e volevo fare l’ingegnere perché ero molto bravo nelle materie scientifiche. Mio padre che era verso la fine della sua carriera voleva fare l’avvocato e mi costrinse a fare giurisprudenza. Mi sono laureato in legge con una tesi sul diritto del lavoro con il professore Santoro Passarelli. Andai da mio zio Silvio che era segretario nazionale degli statali della Cgil per trovare un lavoro ed impegnarmi nel sindacato. Lui mi consigliò la Uil perché mi disse che i socialisti nella Cgil erano molto contrastati. Alla mia obiezione per il fatto che non potevo militare nello stesso sindacato mi rispose “ vai che presto ti raggiungerò anch’io”. Dopo i fatti di Ungheria del 1956 anche mio zio come molti dirigenti sindacali socialisti della Cgil andarono via e vennero via.
D4) Hai militato dal 1956 al 1966 prima nel Psdi e dopo ti sei iscritto al Psi. Cosa ti spinse a quest’ultimo cambiamento?
R4) Esisteva una norma assurda e incredibile: chi era socialista doveva essere iscritto obbligatoriamente alla Cgil. Per questo mi ero iscritto nel Psdi perché altrimenti se iscritto nel Psi dovevo essere obbligatoriamente nella Cgil. Questo veto assurdo cadde nel 1966 quando vi fu l’unificazione Psd-Psi. Quando cessò l’unità tra i due partiti nel 1969 restai iscritto nel Psi.
D5) Sei stato a capo dell’Uil negli anni d’oro in cui la triplice era rappresentata da sindacalisti di grande levatura morale e civile. Ecco cos’è cambiato oggi nel sindacato e nel mondo del lavoro?
R5) Debbo dire che non era solo il sindacato ad un livello di eccellenza perché l’Italia era una paese giovane, che voleva cambiare ,che si distingueva per tutta la sua classe dirigente di alto livello e preparazione. E’ stata una fase straordinaria e non c’erano soli i contadini che andavano a lavorare al Nord nell’ industria. Non c’erano solo lo spostamento di ragazzi che andavano a lavorare nelle fabbriche. Ci sono state migliaia e migliaia di piccole e grandi imprese che sono nate, era tutta l’Italia che investiva sul futuro. Mi sono trovato bene in questa Italia aveva una straordinaria voglia di crescere certo con tante diseguaglianza e differenze ma che voleva progredire perché voleva fare le riforme . Ed è proprio la fase del primo centro sinistra che è stato quello che ha fatto le riforme più importanti che sono proseguite poi con il sindacato possedeva l’arma dell’unità sindacale. Negli anni ‘60 e ‘70 ci fu la distensione e la Chiesa divenne ecumenica. Basti pensare a Papa Giovanni XXIII che convocato il Concilio cambiò le regole della Chiesa. La messa non fu più letta in latino ma nelle lingue dei fedeli e poi prima il prete si rivolgeva a Dio e dopo ai fedeli . La Chiesa valorizzò il mondo del lavoro. Nel 1960 l’arcivescovo Montini andò a dare la solidarietà alle famiglie degli elettromeccanici che avevano occupato Piazza Duomo Milano per il rinnovo del loro contratto. Era un mondo nuovo: Krusciov e Kennedy praticarono la politica di distensione; la riforma della scuola venne aperta a tutti, i diritti civili vennero estesi e praticati. Ci furono grandi problemi e molte resistenze. In questa fase di sviluppo il sindacato con forza praticò e realizzò grandi risultati nella battaglia per le riforme.
D6) I tuoi cento giorni nel 1993 da segretario nazionale del Psi avevano acceso tante speranze nel rinnovamento di un Partito travolto da tangentopoli. Purtroppo ti sei dimesso proprio per l’impossibilità di far fare un passo indietro agli “inquisiti” dagli incarichi politici nel PSI?
R6) Mi sono dimesso perché non c’era nessuna possibilità di cambiare le cose anzi ricordo la prima della mia candidatura; ci fu un tentativo di disaccordo generale in cui Craxi faceva il Presidente e Martelli diventava il segretario generale del PSI. Non se ne fece nulla perché le loro visioni erano diverse e troppo contrastanti. Si posero in campo altre soluzioni. Alla fine venni indicato io, sembrava che fosse un’indicazione unitaria, io cercai in tutti i modi di ottenere questo risultato ma non si riuscì, ci furono due candidature quella di Valdo Spini e quella mia. Una cosa inedita che pochi sanno è il fatto che andai a parlare prima con Craxi che mi disse “ Giorgio guarda non accettare, non c’è niente da fare, perché il Psi finisce con me ,è talmente immedesimato incarnato in me , via io cade e non ci sarà il Psi, forse per molti anni sopravviveranno alcune strutture socialiste qua e là nel nostro Paese ” e continuò dicendomi che” prima cade il Psi e poi tutti i partiti laici, repubblicani ,liberali e poi cadrà anche la Dc e il Pci” . Per lui il sistema non avrebbe retto più: era come un castello di carte in cui se ne va giù una cadevano giù anche tutte le altre. Sottovalutai queste parole di Craxi poiché avevo tanto entusiasmo e voglia di dare un contributo speranze. Confesso che, comunque, che rifarei tutto quello che ho fatto perché la speranza non si perde mai anche se mi resi conto quasi subito che non era possibile perché ogni giorno si perdeva un pezzo come nel quadro la Zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse) di Théodore Géricault dove i naufraghi finiscono per mangiarsi tra di loro.
D7) Le tue dimissioni da questo incarico sono legate anche al dissenso interno nel Psi per l’accordo che avevi raggiunto a sinistra con Achille Occhetto e Carlo Vizzini sulla riforma elettorale fondata sul doppio turno alla francese?
R7) Tentai in tutti modi di fare queste riforme e tanti compagni mi hanno sostenuto, ho particolare gratitudine per Gianni De Michelis, Rino Formica e Claudio Signorile e Gennaro Acquaviva che mi hanno dato una grande mano. Debbo dire che Craxi non mi ha intralciato. Ci fu una prima operazione per l’unità del Psi per la gestione unitaria del Partito con Gino Giugni che aveva sostenuto Spini: divenne Presidente. Poi sostenemmo i referendum sulle regole elettorali; lasciamo libertà di scelta su quello relativo alla liberalizzazione della cannabis.
Infine abbiamo puntato con l’ausilio del prof. Sartori per il cambio della legge elettorale proponendo di adottare quella francese con il doppio turno. Nonostante l’accordo siglato da me con Vizzini e con Occhetto, l’operazione fallì. Nel Pds nel Psi e nel Psdi vi furono molti malumori. Mi trovai addirittura smentito dal Gruppo dei socialisti alla Camera e poi la decisione per l’autosospensione degli inquisiti fu boicottata.
D8) Sei stato Presidente della Direzione Nazionale dei DS come coordinatore del movimento Riformatori per l’Europa, una delle componenti fondatrici dei Democratici di Sinistra, che si è battuta senza successo per definire questo nuovo soggetto politico come “socialista”.
R8) Noi facemmo una battaglia e si fecero gli Stati Generali della sinistra a Firenze . Parteciparono tutti i movimenti, mi ricordo c’era anche Romita,social democratico, c’era anche Giuliano Amato. Non riuscimmo perché si volle fare qualcosa di più grande perché c’era un interesse verso quello che stava accadendo e bollendo nel mondo dei cattolici democratici, che proponevano l’idea di fare il Partito più grande . Riuscimmo a mettere nel simbolo del nuovo soggetto politico temporaneamente la definizione di aderente all’Internazionale Socialista.
D9) Sei autore di numerose pubblicazioni sul lavoro, il sindacato, sui diritti civili e sociali. Molte cose sono cambiate dalla nascita dello stato sociale di diritto eroso da un liberismo selvaggio e senza regole.
R9) Nel 1989 è stata un’occasione persa, la caduta del muro di Berlino non riuscimmo a riunificare. La proposta del Psi dell’Unità socialista non fu accolta e il Pci cambiò invece il nome in Partito Democratico della Sinistra. Non fu solo un’occasione perduta. Purtroppo abbiamo anche tagliato molte radici della sinistra. In Europa dopo la fine dei regimi satelliti dell’Urss poteva rafforzare e crescere un Europa sociale che avevamo discusso con Delors. In Spagna, in Portogallo, in Francia, in Germania e In Italia erano al comando esponenti autorevoli di sinistra. Però Blair, Billy Clinton e Schroeder si innamorarono del mercato ,della globalizzazione e della finanziarizzazione. Si puntò e si guardò ai Paesi dell’Est Europa come se fossero solo dei consumatori; non si uniformarono i diritti sociali di questi stati post comunisti a quelli di tutta l’Europa. La sinistra ha cominciato a credere all’idee liberiste. Si è messo in discussione il welfare e anche dalla sinistra in Italia è venuto un attacco allo Statuto dei Lavoratori. Si deve recuperare i valori della efficienza, dell’equità, dell’egualitarismo, della solidarietà, della dignità del lavoro che sono stati cancellati dalla globalizzazione. La sinistra è stata pigra e opportunista dimenticando i propri valori.
D10) La tua matrice laica e libertaria è sempre affiorata nel tuo impegno politico e sei stato sempre in prima linea nella battaglia non solo per l’affermazione dei diritti sociali ma anche per i diritti civili a fianco al Partito Radicale. Ancora oggi la lotta per un Italia più moderna sotto questo profilo appare sempre irta di ostacoli. A che punto siamo in Italia nel campo dei diritti civili?
R10) Oggi siamo in difficoltà su tutti i diritti e non solo quelli civili. Bisogna essere coerenti con i nostri progenitori che fecero la costituzione. La Costituzione è stata fatta anche con il sacrificio dei lavoratori che hanno sconfitto il nazifascismo. Il secondo capoverso dell’art.3 della Costituzione dove si dice che la repubblica deve rimuovere gli ostacoli che impediscono ai diritti di realizzarsi bisogna sempre essere onorato. Qui c’è un dovere della Repubblica. Penso al diritto del lavoro che è anche un diritto civile che va tutelato e che oggi non è assolutamente rispettato.
D11) Che giudizio politico esprimi sulla fine della legislatura in corso?
R11) Bisogna realizzare questo piano di cambiamento che l’Europa ha fatto. Più che giudizi da esprimere mi auguro che si colga l’opportunità che ci offre l’Europa diventando protagonisti degli obiettivi che possiamo realizzare anche tramite le risorse che ci sono giunti dall’Ue per la crescita sociale e per lo sviluppo economico. Inutile lamentarsi abbiamo perso quattro anni e mezzo; è l’ora di agire e di fare, di avere le idee passando dalla rassegnazione ,della lamentala all’azione concreta.


Parlare con Giorgio Benvenuto significa confrontarsi con un pezzo di storia politica e sindacale del secondo novecento. E’ un vero piacere incontrare un uomo di grande intelligenza, lucidità e umiltà che resta uno dei più grandi sindacalisti italiani, molto popolare e amato dalla base operaia, straordinario protagonista del movimento  dei lavoratori, ha fatto parte della famosa triplice con Pierre Carniti(Cisl) e Luciano Lama(Cgil). Benvenuto è un volto celebre di un’Italia che non c’è più, è stato Segretario Generale della Uil dal 1976 al 1993 ,militando dal 1956 al 1966 nel Psdi e dopo sino al 1993 nel Psi dove ha ricoperto anche la carica per un breve periodo di Segretario Nazionale del Psi. Laureato in Giurisprudenza e anche giornalista pubblicista dal 1965. Giorgio ha 83 anni portati molto bene e ancora oggi svolge un’intensa attività animando diverse iniziative sul socialismo italiano in qualità di Presidente della Fondazione Bruno Buozzi ed attualmente anche vice Presidente della Fondazione Brodolini. Ha  ricoperto recentemente dal 2015 a fine 2018 la Presidenza della Fondazione Nenni.Nel suo passato di sindacalista è  stato vicepresidente della Federazione Europea dei Metalmeccanici (1971-1976) e Vice Presidente della Confederazione Europea dei Sindacati (1978-1981; 1987-1990). È stato anche consigliere del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro (CNEL) dal 1981 al 1991.Nel 1992 è stato nominato Segretario Generale del Ministero dell’economia e delle finanze.  Ha acquisito numerose onorificenze all’estero tra le quali si ricordano quella che nel maggio 1985  ottenne  di Gran Oficial de la Orden de Mayo dal Presidente Argentino Raul Alfonsin e poi quella ottenuta il  4 maggio 1990 del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica.  E’ consigliere della Fondazione San Patrignano, membro del Consiglio Direttivo dell’ Eurispes. Dopo che lascia il Psi nel 1993 fonda con Giorgio Bogi, Ferdinando Adornato e Willer Bordon Alleanza Democratica  che si presenta alle elezioni politiche del 1996 aderendo  al progetto dell’Unione Democratica di Antonio Maccanico. Questa formazione politica al maggioritario si presenta nell’Ulivo,mentre  al proporzionale presenta liste unitarie con il Partito Popolare Italiano di Gerardo Bianco. Benvenuto risulta eletto alla Camera dei Deputati  a Torino nel collegio a forte presenza operaia di Mirafiori ed entra nel gruppo

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