Settant’anni fa la tragedia di Superga


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Settant’anni fa la tragedia di Superga

Una foto nel portafoglio

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Alle 17,05 il disastro: il G-222 Fiat trimotore-ELCE con a bordo 31 persone tra cui diciotto calciatori del grande Torino si schianta sulla collina di Superga.
Nessun superstite. È il 4 maggio del 1949.
Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Una litania che i ragazzi nati negli anni trenta e quaranta dello scorso secolo ripetevano a memoria.
Un rosario laico formato da quattro giri di grani; il portiere, quattro difensori, tre centrocampisti, tre attaccanti che venivano ripetuti così senza pensare, quasi fosse una preghiera al dio del calcio.
La guerra era appena finita lasciando macerie, rancori, odi; la sofferenza e la fame la facevano da padrone ma negli occhi di chi era sopravvissuto si leggeva un solo pensiero “Bisogna rimboccarsi le maniche per ricominciare”.
Rimboccarsi le maniche era appunto il “grido di battaglia” di capitan Valentino Mazzola. Quando la squadra era in difficoltà dagli spalti Oreste Bolmida, di mestiere capostazione a Torino Porta Nuova, suonava la sua “trombetta” d’ordinanza e dava la carica, quasi come un trombettiere del “settimo cavalleggeri”; capitan Mazzola si arrotolava le maniche della maglia…e non ce n’era per nessuno.
Cinque scudetti consecutivi, nessuna sconfitta casalinga in cinque anni con solo otto punti concessi agli avversari. Un dominio strabordante creato anno per anno, giocatore per giocatore dal presidente Novo.
Un dominio ammirato da tutti, non solo dai tifosi del Toro, ma da tutti gli italiani che vedevano in loro, come anche in Coppi e Bartali, una via di riscatto, un modo pulito di ricominciare. I disastri della guerra dovevano essere messi alle spalle, si doveva ritrovare la credibilità persa e sepolta e chi meglio dei miti dello sport potevano far ritrovare l’orgoglio di essere Italiani.
Il grande Torino gioca e l’Italia si ricompatta attorno a loro; in una gara del 1948 contro l’Ungheria ben dieci calciatori su undici sono del Torino, solo il portiere, Sentimenti IV, è un calciatore della Juventus: la nazionale e il Torino sono la stessa cosa.
Grandi atleti ma soprattutto grandi persone.
Un piccolo aneddoto su Valerio Bagicalupo l’unico componente del Torino ad essere stato sostituito in nazionale con Sentimenti IV.
Tra gli oggetti che furono ritrovati dopo lo schianto di Superga ci fu il suo portafogli, all’interno una fotografia mezza bruciacchiata, lui e Sentimenti IV vicini in posa sorridenti prima di derby. Lui la portava sul cuore, l’amicizia e il rispetto reciproco andavano al di là di ogni umana rivalità.
Avversari ma amici ora si è avversari ma soprattutto nemici.

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