Vent’anni fa moriva Lino Ravecca


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Vent’anni fa moriva Lino Ravecca

Giorgio Benvenuto ricorda uno dei padri fondatori della UIL

Giorgio Benvenuto ricorda uno dei padri fondatori della UIL Vent’anni fa ci lasciava Lino Ravecca, uno dei padri fondatori della UIL.
Ravecca era nato a La Spezia il 5 aprile del 1920, già combattente e reduce dai campi di deportazione in Germania, già dipendente della Montecatini, è stato Segretario della Commissione Interna Centrale del gruppo Montecatini; successivamente è stato Segretario generale della Federazione Nazionale dei Lavoratori Chimici aderente alla UIL.
Nel 1969 fu eletto Segretario Generale della UIL, carica ricoperta insieme a Ruggero Ravenna e Raffaele Vanni; è stato quindi esponente del Comitato esecutivo della Confederazione Europea dei Sindacati.
Esponente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e della Direzione del Partito Socialista Democratico Italiano.

Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi, lo ricorda così:
Walter Tobagi osservava che nella UIL si ritrovavano non solo numerosi socialisti, socialdemocratici e repubblicani, ma anche radicali, liberali e cattolici. "Ci si può chiedere - scriveva Tobagi - che cosa tiene insieme personalità e componenti così diverse. Nella risposta è contenuta proprio l’identità della UIL: una linea che, nella più netta autonomia, cerca di contribuire alla ricerca di nuove prospettive politiche per la sinistra"...
Ecco, Lino Ravecca era una di quelle personalità. Aveva portato nell’Organizzazione l’animo genuino e popolare della tradizione socialdemocratica italiana, mantenendo uno splendido rapporto di amicizia e di stima con Saragat.
La UIL gli deve molto. Operaio, aveva maturato la sua esperienza a La Spezia, città di tradizione libertaria ed anarchica. Fondatore ed animatore instancabile della UIL, si battè per i lavoratori prima nel settore chimico, poi a livello confederale.
Con tenacia, con passione, aveva, negli anni cinquanta, contribuito a costruire la UIL. Gli anni garibaldini della militanza, della discriminazione, del volontariato sindacale, del volantinaggio, della ricerca degli iscritti, delle elezioni di Commissioni Interne, dei viaggi rocamboleschi in terza classe, ne avevano forgiato il carattere e lo spirito di indipendenza.
Nel Sindacato fu sempre un protagonista. Le luci e le ombre che caratterizzarono la vita della UIL negli anni ’70 lo videro sempre in prima linea. Tenace oppositore dell’unità sindacale nell’autunno caldo fu, invece, determinante a metà degli anni ’70 per il cambio di maggioranza nell’Organizzazione e per la costituzione della Federazione CGIL CISL UIL
Molto ha fatto per la UIL. Tutte le proposte che ne costituiscono il patrimonio ideale ("partecipare per cambiare", "dall’antagonismo al protagonismo", "il sindacato dei cittadini", "la politica dei redditi") hanno visto il suo contributo ed il suo impegno. Anche nel raggiungimento dell’unità tra tutte le diverse anime della Confederazione è stato decisivo.
L’ultimo suo impegno quale Presidente della Fondazione Modigliani, lo aveva speso in una appassionante attività tesa a sollecitare iniziative comuni con le altre fondazioni di ispirazione socialista (Nenni, Brodolini, Turati, Kuliscioff) non solo nel tentativo di ricostituire in Italia un gran Partito Socialista, ma soprattutto per non disperdere il patrimonio ideale e la tradizione storica. Le iniziative della Fondazione durante la sua presidenza sono state tese tutte a questo fine.
Ricordo Lino con grande affetto e straordinaria gratitudine. Mi manca il suo sorriso, il suo attivismo, la sua simpatia, la sua indistruttibile volontà di fare, di costruire il futuro.

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