Tre domande a Giorgio Benvenuto


L'italia di ieri, di oggi e di domani.

FONDAZIONE BRUNO BUOZZI

   02 Novembre 2020

Tre domande a Giorgio Benvenuto

“Le proteste di piazza non vanno criminalizzate”
Le responsabilità della stampa. Le cause che impediscono il dialogo tra maggioranza e opposizione

di Patrizio Paolinelli

L’ultimo Dpcm varato per fronteggiare l’emergenza sanitaria ha suscitato numerose proteste di piazza, alcune delle quali degenerate in guerriglia urbana. Il malcontento sociale è destinato a crescere?

Sì, se non si cambia il metodo con cui viene affrontata la pandemia. Un metodo decisionista e solitario che ha funzionato durante la prima ondata, quando la diffusione del coronavirus ci ha colti di sorpresa. Poi, come già ho avuto modo di dirle, durante l’estate ci si è cullati negli allori perché la curva epidemiologica si era notevolmente abbassata e si è rassicurata l’opinione pubblica dicendo che non ci sarebbe più stato un altro lockdown generalizzato. Ma con l’arrivo della seconda ondata il decisionismo del governo è andato in crisi: in diverse regioni le scuole sono chiuse e c’è il coprifuoco notturno, in altre no. Ognuno sta prendendo le proprie misure di contenimento della pandemia e si guarda con terrore alla prospettiva di un nuovo lockdown nazionale. Per di più il governo con l’ennesimo decreto ha stabilito limiti orari che sono insostenibili per diverse attività produttive.
Il problema è che governo oggi rincorre gli avvenimenti – ossia l’inarrestabile aumento dei contagi - e i cittadini non capiscono su quali basi vengono formulati decreti emessi senza ascoltare né le parti sociali né le associazioni di categoria. Perché alcuni comparti sono esclusi dalle misure d’emergenza e altri no? Ecco il motivo per il quale la gente scende in piazza. E come in tutte le manifestazioni c’è sempre il rischio delle infiltrazioni, ma le proteste non vanno criminalizzate. D’altra parte, tutti vedono che né i trasporti pubblici né i presidi ospedalieri sono stati potenziati e non si comprende perché sono stati rifiutati i soldi del Mes. Il punto è che c’è malessere, incertezza e rabbia soprattutto nelle fasce sociali e produttive già pesantemente colpite dalla crisi economica precedente all’arrivo del coronavirus.

È anche vero però che il governo si muove in base all’evoluzione della pandemia. In diversi paesi europei si sono decise nuove serrate nazionali.

Per quanto riguarda l’Italia questa situazione non è da imputare solo al governo. Se i cittadini sono frastornati è anche perché il sistema dell’informazione alimenta la confusione. Basta assistere alle interviste e ai dibatti che si susseguono senza sosta in Tv e sui giornali. Vengono messe insieme persone non competenti che si improvvisano esperti gestori della pandemia e presentano le loro ricette. A costoro vengono affiancati urlatori che spingono alla rissa in diretta. Insomma, c’è un tale un diluvio di personaggi che intervengono a dire la loro che ad ascoltarli ti viene in mente la Torre di Babele: non si capisce più niente. E poi c’è il tema dei virologi. Con la comparsa del Covid-19 si pendeva dalle loro labbra in quanto veri esperti, voce della scienza. E che cosa è successo? Hanno fatto previsioni sbagliate che poi si sono rimangiate, litigano tra di loro, si insultano a vicenda. Ecco, siccome tutta questa baraonda avviene sui media, credo che la stampa dovrebbe avere maggiore coscienza del proprio ruolo.

Qualche giorno fa il segretario del PD, Nicola Zingaretti, ha chiesto di coinvolgere l’opposizione per contrastare l’avanzata della pandemia e successivamente il premier Conte ha proposto al centrodestra l’apertura di un tavolo permanete. Ma l’invito è stato rispedito al mittente. Quali sono le cause che impediscono un clima più sereno tra maggioranza e opposizione?

La prima causa è dovuta al fatto che l’attuale governo è stato messo in piedi a settembre dell’anno scorso per impedire di andare alle elezioni e non per affrontare i problemi del paese, che purtroppo si sono aggravati con l’epidemia. Dunque l’alleanza tra PD e 5 Stelle è un’alleanza di necessità e non programmatica. La seconda causa è dovuta al fatto che il Parlamento funziona principalmente per approvare decreti legge. Perciò la discussione in aula tra le forze politiche si è impoverita oltremisura. La terza causa è dovuta all’allergia del governo a dialogare con i corpi intermedi. La quarta e ultima causa è la mancanza di una vera volontà politica da ambo gli schieramenti, anche se singoli esponenti dei due fronti vorrebbero una collaborazione tra maggioranza e opposizione.
Nella situazione in cui ci troviamo l’ultima causa mi sembra oggi quella più significativa. In primo luogo, perché assesta un ulteriore duro colpo alla politica in quanto tale visti i drammi che cittadini e lavoratori stanno vivendo da mesi. Quante volte abbiamo sentito invocare dai più diversi esponenti dei partiti la necessità di collaborare e poi non se ne è fatto niente. Questa storia mi ricorda quella dell’unità sindacale. Tutti si dicono favorevoli e poi l’unità sindacale non si è fa. Personalmente non mi rassegno. Credo che in nome dell’interesse nazionale un accordo tra forze di maggioranza e forze di opposizione vada trovato e, aggiungo, chi governa ha maggiori responsabilità nel cercare questo accordo. Così come non mi rassegno alla mancanza di un vero dialogo con le forze rappresentative del mondo produttivo e della società da parte della maggioranza. Dialogo che aiuterebbe a superare anche le divisioni tra i partiti. Invece, come stiamo vedendo in questi mesi, si interviene quando le cose sono già compromesse facilitando in tal modo la polemica politica.


“Le proteste di piazza non vanno criminalizzate”   Le responsabilità della stampa. Le cause che impediscono il dialogo tra maggioranza e opposizione  di Patrizio Paolinelli  L’ultimo Dpcm varato per fronteggiare l’emergenza sanitaria ha suscitato numerose proteste di piazza, alcune delle quali degenerate in guerriglia urbana. Il malcontento sociale è destinato a crescere?  Sì, se non si cambia il metodo con cui viene affrontata la pandemia. Un metodo decisionista e solitario che ha funzionato durante la prima ondata, quando la diffusione del coronavirus ci ha colti di sorpresa. Poi, come già ho avuto modo di dirle, durante l’estate ci si è cullati negli allori perché la curva epidemiologica si era notevolmente abbassata e si è rassicurata l’opinione pubblica dicendo che non ci sarebbe più stato un altro lockdown generalizzato. Ma con l’arrivo della seconda ondata il decisionismo del governo è andato in crisi: in diverse regioni le scuole sono chiuse e c’è il coprifuoco notturno, in altre no. Ognuno sta prendendo le proprie misure di contenimento della pandemia e si guarda con terrore alla prospettiva di un nuovo lockdown nazionale. Per di più il governo con l’ennesimo decreto ha stabilito limiti orari che sono insostenibili per diverse attività produttive.  Il problema è che governo oggi rincorre gli avvenimenti – ossia l’inarrestabile aumento dei contagi - e i cittadini non capiscono su quali basi vengono formulati decreti emessi senza ascoltare né le parti sociali né le associazioni di categoria. Perché alcuni comparti sono esclusi dalle misure d’emergenza e altri no? Ecco il motivo per il quale la gente scende in piazza. E come in tutte le manifestazioni c’è sempre il rischio delle infiltrazioni, ma le proteste non vanno criminalizzate. D’altra parte, tutti vedono che né i trasporti pubblici né i presidi ospedalieri sono stati potenziati e non si comprende perché sono stati rifiutati i soldi del Mes. Il punto è che c’è malessere, incertezza e rabbia soprattutto nelle fasce sociali e produttive già pesantemente colpite dalla crisi economica precedente all’arrivo del coronavirus.   È anche vero però che il governo si muove in base all’evoluzione della pandemia. In diversi paesi europei si sono decise nuove serrate nazionali.  Per quanto riguarda l’Italia questa situazione non è da imputare solo al governo. Se i cittadini sono frastornati è anche perché il sistema dell’informazione alimenta la confusione. Basta assistere alle interviste e ai dibatti che si susseguono senza sosta in Tv e sui giornali. Vengono messe insieme persone non competenti che si improvvisano esperti gestori della pandemia e presentano le loro ricette. A costoro vengono affiancati urlatori che spingono alla rissa in diretta. Insomma, c’è un tale un diluvio di personaggi che intervengono a dire la loro che ad ascoltarli ti viene in mente la Torre di Babele: non si capisce più niente. E poi c’è il tema dei virologi. Con la comparsa del Covid-19 si pendeva dalle loro labbra in quanto veri esperti, voce della scienza. E che cosa è successo? Hanno fatto previsioni sbagliate che poi si sono rimangiate, litigano tra di loro, si insultano a vicenda. Ecco, siccome tutta questa baraonda avviene sui media, credo che la stampa dovrebbe avere maggiore coscienza del proprio ruolo.  Qualche giorno fa il segretario del PD, Nicola Zingaretti, ha chiesto di coinvolgere l’opposizione per contrastare l’avanzata della pandemia e successivamente il premier Conte ha proposto al centrodestra l’apertura di un tavolo permanete. Ma l’invito è stato rispedito al mittente. Quali sono le cause che impediscono un clima più sereno tra maggioranza e opposizione?   La prima causa è dovuta al fatto che l’attuale governo è stato messo in piedi a settembre dell’anno scorso per impedire di andare alle elezioni e non per affrontare i problemi del paese, che purtroppo si sono aggravati con l’epidemia. Dunque l’alleanza tra PD e 5 Stelle è un’alleanza di necessità e non programmatica. La seconda causa è dovuta al fatto che il Parlamento funziona principalmente per approvare decreti legge. Perciò la discussione in aula tra le forze politiche si è impoverita oltremisura. La terza causa è dovuta all’allergia del governo a dialogare con i corpi intermedi. La quarta e ultima causa è la mancanza di una vera volontà politica da ambo gli schieramenti, anche se singoli esponenti dei due fronti vorrebbero una collaborazione tra maggioranza e opposizione.   Nella situazione in cui ci troviamo l’ultima causa mi sembra oggi quella più significativa. In primo luogo, perché assesta un ulteriore duro colpo alla politica in quanto tale visti i drammi che cittadini e lavoratori stanno vivendo da mesi. Quante volte abbiamo sentito invocare dai più diversi esponenti dei partiti la necessità di collaborare e poi non se ne è fatto niente. Questa storia mi ricorda quella dell’unità sindacale. Tutti si dicono favorevoli e poi l’unità sindacale non si è fa. Personalmente non mi rassegno. Credo che in nome dell’interesse nazionale un accordo tra forze di maggioranza e forze di opposizione vada trovato e, aggiungo, chi governa ha maggiori responsabilità nel cercare questo accordo. Così come non mi rassegno alla mancanza di un vero dialogo con le forze rappresentative del mondo produttivo e della società da parte della maggioranza. Dialogo che aiuterebbe a superare anche le divisioni tra i partiti. Invece, come stiamo vedendo in questi mesi, si interviene quando le cose sono già compromesse facilitando in tal modo la polemica politica.

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